Segnali cardiaci nel coma tracciano stimoli uditivi

 

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 24 maggio 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

In condizioni ordinarie, l’elaborazione da parte del nostro cervello degli stimoli enterocettivi provenienti dai vari distretti dell’organismo non emerge alla coscienza e, dunque, siamo portati a ignorare questa attività funzionale nel vivere immersi nei problemi e nelle questioni pratiche del quotidiano. Sappiamo che questi stimoli interni viaggiano lungo le afferenze del sistema nervoso autonomo e raggiungono il cervello fermandosi sotto la soglia della coscienza; sappiamo anche che questa soglia può essere varcata da stimoli intensi, come quelli del dolore, e infine sappiamo che una soglia di coscienza più bassa della norma è determinata da stati ansiosi o di stress protratto, ed è associata al sintomo dell’ipocondria. Una frase di Aristotele ci fa capire che i Greci avevano già intuito qualcosa in proposito: “La grande salute ignora il corpo”. In altre parole: chi sta bene e in perfetta forma fisica non rileva segnali provenienti dalla periferia dell’organismo; oggi diremmo: ha una soglia elevata per l’endopercezione.

Quando si studia l’elaborazione della percezione, nella massima parte della ricerca sull’argomento, si definiscono condizioni di saggio dell’esopercezione, ossia si cerca di isolare la risposta dei circuiti cerebrali all’informazione proveniente dalla retina, dalla coclea, dalla cute e, più raramente, dall’epitelio olfattivo e dalle papille gustative. In realtà, questi processi si verificano nell’encefalo su uno sfondo di sintesi integrativa di una miriade di attività in equilibrio, che includono l’elaborazione dell’informazione proveniente dal sistema autonomo e sono mediate da vari ordini di sottosistemi, agenti sia in modalità locale sia attraverso connessioni in rete.

Fra i processi che contribuiscono a costituire il regime funzionale ordinario del nostro encefalo c’è l’elaborazione dei segnali corporei che, non solo è essenziale per la sopravvivenza dell’organismo, ma può anche influenzare la percezione del mondo esterno ed entrare in competizione con i processi che attribuiscono valore, significato e memoria di esperienza agli stimoli esterni.

Finora la tendenza prevalente in neurofisiologia è stata concepire la reciproca influenza tra elaborazione del mondo esterno ed elaborazione del mondo interno attraverso concetti e concezioni sviluppate in seno alla psicologia; concezioni che hanno guidato anche la comprensione delle alterazioni di confine tra mondo interno e mondo esterno così frequentemente rilevate in psichiatria. Oggi, grazie ai progressi compiuti dall’indagine neuroscientifica, la ricerca comincia a indagare i meccanismi dell’elaborazione bidirezionale di stimoli esterni e stimoli corporei.

È opinione condivisa che questo procedere bidirezionale del cervello persista negli stati cerebrali non coscienti e prosegua nella sua funzione di modulazione, ma come praticamente questo avvenga non è ancora noto.

Andria Pelentritou e colleghi hanno indagato il ruolo dell’attività cardiaca sulla regolarità dell’elaborazione uditiva in assenza di coscienza, ossia in pazienti in stato di coma, scoprendo un meccanismo mediante il quale il cervello usa gli stimoli provenienti dal cuore per tracciare sequenze di stimoli uditivi.

(Pelentritou A. et al, Cardiac signals inform auditory regularity processing in the absence of consciousness. Proceedings of the National Academy of Sciences USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2505454122, 2025).

La provenienza degli autori è la seguente: Brain-Body and Consciousness Laboratory, Department of Clinical Neuroscience, Lausanne University Hospital, University of Lausanne, Lausanne (Svizzera); Vice-Presidency for Personnel Development and Leadership, Federal Institute of Technology Zurich, Zurich (Svizzera); Department of Intensive Care Medicine, Inselspital, Bern University Hospital, University of Bern, Bern (Svizzera); Department of Intensive Care Medicine, Inselspital, Bern University Hospital, University of Bern, Bern (Svizzera); Department of Neurology, Spitalzentrum Biel, University of Bern, Biel (Svizzera); Department of Neuroscience, Faculty of Medicine, University of Geneva, Geneva (Svizzera); Swiss Center for Affective Sciences, University of Geneva, Geneva (Svizzera); Center for Biomedical Imaging, Lausanne  (Svizzera).

[Edited by Robert T. Knight, University of California, Berkeley, CA (USA)].

Oggi molti ricercatori ritengono che conoscere il modo in cui i segnali viscerali veicolati dalle afferenze neurovegetative influenzano l’elaborazione delle informazioni esopercettive, particolarmente quelle visive e acustiche, possa avere un rilievo cruciale per compiere un salto qualitativo nella nostra comprensione delle basi neurobiologiche della percezione e della cognizione, nella normale condizione fisiologica e nella patologia.

Prima di descrivere in sintesi i contenuti dello studio che hanno consentito l’identificazione del meccanismo di integrazione delle informazioni cardiache e uditive, si vuol richiamare l’attenzione del lettore sul fatto che la sintesi elaborativa di segnali interni ed esterni può costituire una modalità essenziale ed affidabile per la rilevazione nell’ambiente circostante di minacce e cambiamenti rilevanti per l’organismo. È interessante anche questa osservazione a margine della sperimentazione, che evidenzia il rilievo neurofisiologico dell’attività cerebrale di sintesi: l’interazione tra segnali provenienti dal cuore e suoni percepiti determinava nei pazienti cambiamenti fisiologici nell’attività del cervello e del cuore che aiutavano a prevedere l’uscita dal coma.

Ma, veniamo alla descrizione sintetica dell’osservazione sperimentale condotta da Andria Pelentritou e colleghi.

Il protocollo di ricerca è stato concepito per indagare il ruolo dell’attività cardiaca sull’elaborazione da parte del cervello della regolarità uditiva durante il coma. Esplorando una possibile influenza svolta tutta nell’ambito dei processi automatici e involontari, che hanno luogo sotto la soglia della coscienza e senza la sua partecipazione. In 48 pazienti ricoverati in stato comatoso sono stati disposti i rilievi continui di EEG e ECG per verificare se suoni presentati in sincronia con i battiti cardiaci e suoni presentati con intervalli isocroni fissi avrebbero facilitato l’elaborazione cerebrale uditiva, rispetto a sequenze asincrone con intervalli variabili tra battito cardiaco e suono e tra suono e suono, ponendo entrambi i regimi di saggio a confronto con una condizione di base priva di stimoli uditivi.

Per valutare la previsione del suono basata sulla regolarità della sequenza, i ricercatori hanno introdotto delle omissioni di suoni all’interno delle sequenze, violando i pattern uditivi attesi dal cervello.

Soltanto in coloro che sono sopravvissuti in coma, la risposta neurale alle omissioni di suono differiva nel sincrono contro entrambe le condizioni di controllo. Questi risultati sono stati poi corroborati da un’analisi di decodifica multivariata delle risposte alla singola prova (single-trial neural responses) delle omissioni sincrone e dello stato di base, in cui i sopravvissuti hanno presentato nella codifica cardio-audio un grado più alto di regolarità rispetto ai non sopravvissuti. Inoltre, le omissioni all’interno della sequenza sincrona evocavano una decelerazione nella frequenza cardiaca esclusivamente nei sopravvissuti in coma; dato che può essere considerato come un segno predittivo della prognosi positiva dei pazienti.

Gli autori dello studio, sulla base di questi risultati, dimostrano che il cervello umano in uno stato di incoscienza è in grado di inferire la relazione temporale tra impulsi cardiaci e uditivi, e che i correlati neurali e cardiaci della codifica della regolarità cardio-acustica sono predittivi dell’esito prognostico dei pazienti in coma.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-24 maggio 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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